The geographic space: A discussion between socio-political history and historic ecology;Lo spazio geografico: Una discussione tra storia politico-sociale ed ecologia storica

Quaderni Storici

Volumn 2008, Issue 1, 2008, Pages 207-242

  Cevasco, Roberta ^a   Tigrino, Vittorio ^a  

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EID: 61249435187     PISSN: 03016307     EISSN: None     Source Type: Journal    
DOI: None     Document Type: Review

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1. Il contributo nasce da un intervento tenuto dai due autori («Cartografia, analisi degli usi del suolo ed esercizio della giurisdizione: le mappe di Marco Antonio Fossa nei feudi di Montagna delle valli Trebbia e Aveto, XVIII secolo») nel corso della giornata di studi «Immagini e verità»: cartografia e storia topografica, organizzata con la collaborazione della Biblioteca Berio di Genova, a cura del Seminario Permanente di Storia Locale dell'Università di Genova, e del Dipartimento di Politiche Pubbliche e Scelte Collettive dell'Università del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro» (22 marzo 2007). La giornata di studio rientra nell'ambito della ricerca nazionale PRIN (2005-2007), coordinata da Alberto Magnaghi, su «Il Parco agricolo: un nuovo strumento di pianificazione territoriale degli spazi aperti». Considerazioni sull'incontro sono in V. TIGRINO, Il Tipo Geometrico delle proprietà di Ambrogio Negrone nel '700: un esempio di microanalisi per la valorizzazione e l'utilizzo didattico di una fonte cartografica, in «La Berio. Rivista semestrale di storia locale e di informazioni bibliografiche», XLVII, 1 (2007), pp. 14-30.
2. «Dico francamente che avrei molto dispiacere se di qui a cinquant'anni-quando sarò vecchio-la visione che avranno delle tre geografie a cui ho accennato i più giovani di coloro che chiamo ora provvisoriamente naturalisti, ecologi e storici, sarà rimasta uguale alla mia visione odierna». L. GAMBI, Geografia fisica e geografia umana, in Questioni di geografia, Napoli 1964, p. 50; cfr. supra l'articolo di Massimo Quaini.
3. C., G. BERTRAND, Une géographie traversiére. L'environnement à travers territoires et temporalitès, Paris 2002.
4. Si vedano ad esempio i lavori sui regimi di fuoco colturali che hanno interessato la copertura vegetale già riconoscibili come attivazione delle risorse ambientali da parte delle economie epipaleolitiche africane e australiane. I regimi di fuoco colturali (producenti paesaggi colturali appunto) sono distinguibili dai regimi di fuoco naturali attraverso lo studio di microcarboni in sedimenti datati. Cfr. per queste storie/pre-istorie del fuoco i risultati noti negli anni Ottanta e già raccolti in molti contributi da Stephen J. Pyne. Ad esempio S. PYNE, Burning bush: a fire history of Australia, New York 1991.
5. «Nature», 6 dicembre 2007, vol. 450, 7171, p. 761.
6. Cfr. ad esempio il manuale di geografia di Peter Haggett ampiamente adottato. P. HAGGETT, Geography. A Global Synthesis, 2001, trad. ital. Bologna 2004. È curioso notare che per una operazione editoriale la traduzione italiana separi ancora una volta la geografia umana (vol. 1) dallo studio dei sistemi ambientali (vol. 2).
7. Un classico esempio di storia topografica in W.G. HOSKINS, The Making of the English Landscape, London 1970;
8. per le prime ricerche di ecologia storica si veda, ad esempio, O. RACKHAM, Historical studies and woodland conservation, «Symposium of the British Ecological Society», 11 (1971), pp. 563-80.
9. O. RACKHAM, The History of the Countryside, London 1986.
10. Per una prima proposta in Italia si rimanda a D. MORENO (a cura di), Boschi: storia e archeologia, in «Quaderni storici», 62 (1986);
11. D. MORENO, Dal documento al terreno. Storia e archeologia dei sistemi agro-silvo-pastorali, Bologna 1990.
12. E.W.B. RUSSELL, People and the Land through Time. Linking Ecology and History, New Haven and London 1997.
13. S. PYNE, Forged in Fire: History, Land and Anthropogenic Fire, in W. BALEE (a cura di), Advances in Historical Ecology, New York 1998;
14. T.W. SWETNAM, C.D. ALLEN, J.L. BETANCOURT, Applied Historical Ecology: using the past to manage for the future, in «Ecological Applications», 9 (4), 1999, pp. 1189-206.
15. K. KRZYWINSKI, M. O'CONNELL, H. KÜSTER (a cura di), Cultural Landscapes of Europe, Fields of Demeter, Haunts of Pan, Wildeshausen 2007, p. 34.
16. M. QUAINI, Geografia culturale o geografia critica? Per una discussione sulle più recenti mode culturali in geografia, in «Bollettino della Società Geografica Italiana», 10 (2005), pp. 881-8;
17. ID., L'ombra del paesaggio. L'orizzonte di un'utopia conviviale, Reggio Emilia 2006;
18. A. TORRE, Spatial Turn in History? Paysages, regards, ressources pou une historiographie de l'espace, in «Annales. Histoire, Sciences Sociales», in corso di stampa;
19. R. CEVASCO, D. MORENO, Microanalisi geo-storica o geografia culturale della copertura vegetale? Sull'eredità ambientale dei «paesaggi culturali», in «Trame dello spazio», Quaderni di geografia storica e quantitativa, Laboratorio Informatico di Geografia, Dipartimento di Storia, Università degli Studi di Siena, 3 (2007), pp. 83-101.
20. Si veda, ad esempio, S. CONTI, Geografia economica. Teorie e metodi, Torino 1996, pp. 492-3.
21. Cfr. le osservazioni di D. MORENO, L'ecologia storica, in L. DE ROSA (a cura di), La storiografia italiana degli ultimi vent'anni, vol. II. Età Moderna, Roma-Bari 1989, pp. 402-413, che inquadrava nel dominio dell'«economico» nella storia dell'agricoltura uno dei motivi del mancato interesse a temi quali l'insediamento, la distribuzione (non solo la produzione) e all'indagine sul terreno.
22. Si vedano le interessanti proposte nate intorno alle riviste «Archeologia Medievale» prima, e «Archeologia Postmedievale» poi (ma anche le osservazioni critiche sulla loro evoluzione in E. GRENDI, Ricerca archeologica e ricerca storica, in «Archeologia postmedievale», IV (2000), pp. 11-2).
23. Quando poi viene fatto, il tentativo di sposare in geografia gli strumenti di analisi della microstoria, o di definire le prospettive dello spatial turn, i risultati spesso sono francamente disarmanti: cfr. rispettivamente B. SHORT, J. GODFREY, 'The Outhwaite controversy': a micro-history of the Edwardian land campaign, in «Journal of Historical Geography», 33 (2007), pp. 45-71
24. e D. HENIGE, «This is the place»: putting the past on the map, ivi, pp. 237-53.
25. È vero però che non mancano in storiografia tentazioni recenti (alcune di chiara ispirazione neo-idealista) di rivendicare principi di gerarchia e prospettive di ampio respiro, con un richiamo ai grandi (?) temi della storia, di cui si lamenterebbe la mancanza-spesso con il corollario denigratorio contro altri approcci, che avrebbero contribuito al loro declino: la storia sociale e culturale; la microstoria. Critiche che non sempre hanno la forma puntuale e circostanziata di G. CHITTOLINI, La storia nel sociale. Ricerche e dibattiti sulla storia politica della società italiana fra XII e XVII secolo, in F. CIGNI, V. TOMASI (a cura di), Tante storie, Milano 2004, pp. 122-30.
26. Si vedano ad esempio, per due ambiti molto differenti, C. BARBATI, G. ENDRICI, Territorialità positiva. Mercato, ambiente e poteri subnazionali, Bologna 2006
27. e N. IRTI, Norme e luoghi. Problemi di geo-diritto, Roma-Bari 2006 (1° ed. 2001). In entrambi i casi le categorie di analisi non sono quelle qui suggerite.
28. Si veda ad es. la Lettura di P. CAMMAROSANO a commento di P. GUGLIELMOTTI (a cura di), Distinguere, separare, condividere. Confini nelle campagne dell'Italia medievale, in «Reti Medievali», VII-2006/1 (gennaio-giugno), dove si individua come nella recente medievistica «le insistenze sul momento della rappresentazione sociale e soggettiva, della coscienza e della volontà, possano tendere a fare premio sull'accertamento topografico e oggettivo» (http://www.dssg.unifi.it/-RM/ rivista/saggi/Confini-Cammarosano.htm).
29. Per una recentissima rassegna, e come segnale del successo che continua a riscuotere il tema, cfr. A. PASTORE (a cura di), Confini e frontiere nell'età moderna. Un confronto fra discipline, Milano 2007 (che è parte di una collana specifica sul tema dell'editore Franco Angeli, frutto di due successivi progetti Miur PRIN recenti). Il confronto evocato dal titolo non comprende quello con l'ecologia storica e l'archeologia.
30. Neppure in contributi in cui i richiami alle indicazioni di Grendi sono espliciti si è giunti ad una sintesi convincente tra procedure differenti (in particolare proprio nella direzione di costruire «reti» di fonti): cfr. ad es. R. BALZARETTI, M. PEARCE, C. WATKINS (a cura di), Ligurian Landscapes. Studies in archaeology, geography & history in memory of Edoardo Grendi, London 2004.
31. Esercizi recenti dimostrano le prospettive che potrebbe aprire la proposta della nuova storia locale, a fronte della difficoltà di andare oltre la giustapposizione di temi e competenze rispetto all'analisi di uno spazio condiviso: cfr. G. SPIONE, A. TORRE (a cura di), Uno spazio storico: committenze, istituzioni e luoghi nel Piemonte meridionale, Torino 2007.
32. Questa mancata attenzione è bene esemplificata dalle modalità del successo del saggio di Edoardo Grendi, La pratica dei confini: Mioglia contro Sassello, 1715-1745, in «Quaderni storici», 63 (1986), pp. 811-45, quasi un manifesto della microstoria, dove si mostra come la tipologia di insediamento delle comunità (topografia), e le rivendicazioni locali si leghino concretamente a problemi di sfruttamento di risorse (e siti); l'indicazione che è stata maggiormente raccolta da quel saggio (a volte travisandola) è stata quella, prammatico politica, dell'identificazione di un dialogo fitto e di un linguaggio comune tra comunità e poteri superiori.
33. Per il riferimento ad un recente bilancio (in sede di convegno) si veda A. D'ASCENZO (a cura di), Mondus Novus. Amerigo Vespucci e i metodi della ricerca storico-geografica, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Roma-Firenze 27-30 novembre 2002, Genova 2004.
34. Vedi P. SERENO, Ordinare lo spazio, governare il territorio: confine e frontiera come categorie geografiche, in Confini e frontiere nell'età moderna cit., pp. 45-64, ed il contributo di M.L. Sturani e F. Galluccio in questo fascicolo.
35. Alcune osservazioni in V. TIGRINO, Riforme centrali e dinamiche locali. Accorpamenti di comuni in Basso Piemonte nel periodo fascista, in R. BORDONE, P. GUGLIELMOTTI, S. LOMBARDINI, A. TORRE (a cura di), Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea, Alessandria 2007, pp. 263-79.
36. La decifrazione dello spazio va perseguita anche tramite approcci alternativi: le dinamiche di mercato e transito, ad esempio, fortemente condizionate come è ovvio dalla presenza dei confini, se analizzate in maniera capillare mostrano una strutturazione che costruisce legami (concreti: zone di mercato, fasci di strade, ambiti di relazione), spesso non sovrapponibili ad alcun «ritaglio» istituzionale. Cfr. A. TORRE (a cura di), Per vie di terra. Movimenti di uomini e di cose nella società di Antico Regime, Milano, 2007.
37. Cfr. la rassegna di D. HARRIS, The Postmodernization of Landscape: A Critical Historiography, in «The Journal of the Society of Architectural Historians», vol. 58, n. 3, «Architectural History», 1999/2000 (Sep. 1999), pp. 434-43.
38. È evidente la declinazione culturale che hanno preso temi di geografia storica, primo fra tutti quello del paesaggio, oggi di gran voga («Cultural landscape transformation» è il titolo dell'ultima delle International Conference of Historical Geographers, tenutasi ad Amburgo nell'estate del 2006: se ne veda il programma in www.geowiss.uni-hamburg. de/i-geog/ICHG2006.htm, ed un breve report in «Journal of Historical Geography», 33 (2007), a cura di G. Wynn e A. Baker).
39. Anche l'interessante proposta legata alla definizione di paesaggio politico sembra rinunciare ad approfondimenti analitici nel senso di un rapporto più stretto con le fonti locali, e di terreno, e scegliere una prospettiva di storia culturale: cfr. D. COSGROVE, Landscape and Landschaft, in «German Historical Institute Bulletin», 35 (2004), all'interno di una discussione dedicata a The Spatial Turn in History, a cura di T. ZELLER, pp. 57-71;
40. K. OLWIG, Landscape, Nature and the Body Politic. From Britain's Renaissance to America's New World, Madison 2002.
41. Che vale a dire che gli storici sono già da tempo avvertiti sull'ambiguità di una lettura «testuale» delle fonti: cfr. ad es. G. LEVI, I pericoli del geertzismo, in «Quaderni storici», 58 (1985), pp. 257-78. Il che, come è ovvio, non significa che non ne subiscano il fascino, o non tentino una loro discussione.
42. Vedi le considerazioni di Diego Moreno in D. MORENO, R. CEVASCO, Appunti dal terreno: storia locale, storia territoriale ed ecologia storica, in Lo spazio politico locale cit., pp. 313-28, da cui in un certo senso si muovono, criticamente, anche queste osservazioni.
43. Per una rassegna recente si veda C. FORD, Nature's Fortunes: New directions in the Writing of European Environmental History, in «The Journal of Modern History», 79 (2007), pp. 112-33.
44. I temi di ricerca spesso si incrociano con quelli-politici- dell'ambientalismo: cfr ad es. gli eterogenei contributi raccolti nel «Simposio del colóquio internacional de Geocritica», sul tema «Historical geography and the history of territory», (disponibili su http://www.ub.es/geocrit/ sn/sn-218.htm, numero speciale della rivista «Scripta Nova. Rivista electronica de Geografia y Ciencias Sociales», 218 [2006]).
45. La storia ambientale spesso sostanzialmente rinuncia all'identificazione delle dinamiche locali, cosa che invece imporrebbe un approccio analitico (in questo peraltro del tutto in sintonia con una parte consistente degli storici dell'età contemporanea-che è anche il periodo sul quale la prospettiva ambientalista ovviamente focalizza maggiormente la sua attenzione). Cfr. ad es. le considerazioni (ma anche la ricca rassegna di problemi) nel Prologo a S. NERI SERNERI, Incorporare la natura. Storie ambientali del Novecento, Roma 2005, pp. 14-54, in cui sostanzialmente l'autore riconosce «ai diversi soggetti sociali coinvolti, che giocano un ruolo nient'affatto secondario tanto nella determinazione delle modalità di sfruttamento quanto, in forme più o meno dirette, nelle definizioni delle varie politiche dotate di implicazioni ambientali», salvo poi «per motivi di fatto» dedicarvi una «purtroppo marginale attenzione» (p. 37). Sfugge l'identificazione di tali «motivi di fatto», se non ipotizzando un problema di gerarchia negli interessi (e nella scala), e dunque una conseguente necessità di elidere dall'analisi dinamiche di tale genere.
46. Cfr. A. APPADURAI, La produzione di località, in ID., Modernità in polvere, Roma 2001, pp. 231-57 (il saggio risale al 1995)
47. ripreso poi da A. TORRE, La produzione storica dei luoghi, in «Quaderni storici», 110 (2002), pp. 443-75.
48. Come si è detto, un orientamento assai diffuso tra i geografi-storici, ma che pare caratterizzare anche gli approcci di una parte della storia ambientale contemporanea, dove categorie assai dibattute dalla storiografia negli ultimi decenni vengono assunte in maniera piuttosto generica: cfr. ad es. M.P. CASALENA, World history, environmental history, comparative history: is the couple center/ periphery useful as an analytical category? An interview with John Robert McNeill (Georgetown University), in «Storicamente», 2 (2006), http://www.storicamente.org/02mcneill.htm.
49. Riprendo qui alcune osservazioni contenute in V. TIGRINO, «La vocazione alla contestualità». Ricerca e didattica in Edoardo Grendi (1932-1999), pubblicato on line dalla Società Italiana per la Storia dell'Età Moderna, (http://www.stmoderna.it/AspFiles/memoria- dettaglio.asp?id=28), [2005].
50. La precisazione è in E. GRENDI, Storia locale e storia delle comunità, in P. MACRY (a cura di), Fra storia e storiografia. Scritti in onore di Pasquale Villani, Bologna 1995, pp. 321-36
51. e E. GRENDI, Ripensare la microstoria?, in «Quaderni storici», 86 (1994), pp. 539-49.
52. Si veda inoltre A. TORRE, Percorsi della pratica, 1966-1995, ivi, 90 (1995), pp. 799-829.
53. Il riferimento al termine «topografico» è tutt'altro che metaforico: il suo significato viene chiarito da Grendi in ID. Storia di una storia locale: perché in Liguria (e in Italia) non abbiamo avuto una local history?, in «Quaderni storici», 82 (1993), pp. 141-97: «col termine «topografico» voglio segnalare l'interesse per un'area specifica, individuata e precisata nella sua confinazione, ma anche studiata nella varietà dei manufatti «in sito»: tanto l'insediamento e le case, quanto le strade, tanto gli oggetti, visibili o rilevati dall'archeologia, quanto la vegetazione, assunta qui come indice dell'antropizzazione della «natura». La complementare prospettiva storico-economica vale a proporre il tema del protagonismo umano e sociale sul territorio, a organizzare in nessi di relazioni dinamici-cioè in discorso storico-quei manufatti, altrimenti suscettibili di una mera considerazione antiquaria, o, selettivamente, storico-artistica» (p. 142).
54. il Seminario è fondato nel 1989 insieme a Diego Moreno, Osvaldo Raggio e Angelo Torre; a loro si unisce poi Massimo Quaini. Cfr. E. GRENDI, D. MORENO, O. RAGGIO, A. TORRE (a cura di), Aspetti del patrimonio culturale ligure, Genova 1997.
55. In V. TIGRINO, Storia di un seminario di storia locale. L'esperienza del Seminario Permanente di Genova, ne viene ricostruita una storia a partire dal riordino dell'archivio didattico del Seminario (curato dall'autore). Il saggio è di prossima pubblicazione nei working papers del Dipartimento di Politiche Pubbliche e Scelte Collettive dell'Università del Piemonte Orientale «A. Avogadro» (http://polis.unipmn.it/pubbl/ index.php).
56. E. GRENDI, Charles Phythian Adams e la «local history» inglese, in «Quaderni storici», 89 (1995), pp. 559-78.
57. Alla tradizione della local history, proprio riguardo al rapporto tra ricerca storica, archeologica e geografica, faceva riferimento già Massimo Quaini in ID., Geografia storica o storia sociale del popolamento rurale?, in «Quaderni storici», 24 (1973), pp. 691-743
58. («una storiografia che attraverso la tradizione della local history non ha mai perduto il contatto con il territorio», con riferimento a M. BERESFORD e J.G. HURT, Deserted Medieval Villages, London 1971).
59. Il numero monografico su Percezioni dello spazio (n. 89, 1995, a cura di B. LEPETIT e B. SALVEMINI), non sembra in linea con le proposte di Grendi, che del resto vi rimase sostanzialmente estraneo. Solo il fascicolo dedicato a Pratiche del territorio (n. 103, 2000, a cura di A. TORRE) fa esplicito riferimento al progetto di un approccio topografico alla ricerca, e segnala come esso sia invece sostanzialmente stato abbandonato dalla ricerca geografica (cfr. la Premessa del curatore, pp. 3-10). Il tema dello spazio è stato ripreso molto recentemente in Morfologie Urbane, (n. 125, 2007, a cura di C. OLMO, dove il debito con le prospettive di ricerca dello stesso Torre-presente nel fascicolo con un contributo-è esplicitato nell'introduzione dal curatore).
60. La proposta di un approccio microanalitico nella ricerca geografica è il risultato metodologico ottenuto dallo sviluppo di un decennio di ricerche interdisciplinari condotte presso il LASA nelle due sezioni Geografico storica e Archeobotanica attive presso l'Università di Genova, Dipartimenti DISMEC-DIPTERIS. Per una prima riflessione sulla microanalisi geografico-storica cfr. R CEVASCO, Nuove risorse per la geografia del turismo rurale: ecologia storica e risorse ambientali nell'Appennino ligure-emiliano, in «Bollettino della Società Geografica Italiana», 2 (2005), pp. 345-74;
61. TORRE, Spatial Turn in History? cit.
62. P. SERENO, Geografia e archeologia del paesaggio. Alcuni problemi di stratificazione delle strutture agrarie in un'area di centuriazione del Piemonte ocddentale, in Archéologie du Paysage, Actes du Colloque Paris mai 1977, in «Cesarodonum Bullettin de l'Institut A. Piganiol-Université de Tours», 13 (1978), pp. 338-53;
63. D. MORENO, Scavo stratigrafico e storia del sito. Contributo ad una archeologia del paesaggio boschivo della montagna ligure, ivi, pp. 356-70
64. rifuso in MORENO, Dal documento cit., cap. IV.
65. I limiti e le profonde differenze tra i due approcci erano già contenuti nei termini del dibattito aperto proprio sulle pagine di «Quaderni storici», 72 (1989) da Alberto Caracciolo e Diego Moreno. Si tratta di uno dei «silenzi della rivista». Dibattito irrisolto e spesso equivocato in sede storiografica e che, soprattutto, non ha interessato la geografia storica in Italia la quale, invece, è confluita in gran parte, complíce la moda culturalista, nella storia ambientalista.
66. R. MAGGI, C. MONTANARI, D. MORENO (a cura di), L'approctio storico-ambientale al patrimonio rurale delle aree protette. Materiali di studio dal «2nd workshop on Environmental history and Archaeology», in «Archeologia Postmedievale», 6 (2002);
67. l'esperienza più recente di dibattito, non ancora conclusa, ha riguardato lo studio delle zone umide, cfr. AA.VV., Studio di fattibilità di un progetto per la Conoscenza, Conservazione e Gestione delle Zone Umide Liguri, Relazione sugli studi delle aree campione. Per un Archivio della Documentazione Srientifica, Storica, Etnografica e Turistica, 3 voll., Università degli Studi di Genova, LASA, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, 2006 (http://www.progettozoneumide.org/ ).
68. MORENO, Dal documento al terreno cit.
69. E. GRENDI, Storia di una storia locale. L'esperienza ligure 1792-1992, Venezia 1996, p. 170.
70. D. MORENO, O. RAGGIO, Dalla storia del paesaggio agrario alla storia rurale. L'irrinunciabile eredità scientifica di Emilio Sereni, in «Quaderni storici», 100 (1999), pp. 89-104.
71. O. RAGGIO, Costruzione delle fonti e prova: testimoniali, possesso e giurisdizione, in «Quaderni storici», 91 (1996),pp. 135-56;
72. ID., Immagini e verità. Pratiche sociali, fatti giuridici e tecniche cartografiche, ivi, 108 (2001), pp. 843-76.
73. RAGGIO, Costruzione delle fonti e prova cit., p. 153;
74. A. TORRE, La Rama di Montaldo: diritto e rituale nei boschi astigiani del Settecento, in F. CASTELLI (a cura di), Lo Charivari: mascherate di vivi e di morti, Alessandria 2004.
75. Sulla copertura vegetale del sito intesa come memoria/archivio di processi ecologi pregressi cfr. R CEVASCO, Memoria verde. Nuovi spazi per la geografia, Reggio Emilia 2007.
76. J.J. LOWE, C. DAVITE, D. MORENO, R. MAGGI, Stratigrafia pollinica olocenica e storia delle risorse boschive dell'Appennino Settentrionale, in «Rivista Geografica Italiana», 102 (1995), pp. 265-308;
77. ème Congres International d'Archeologie Medievale et Moderne, Paris 2007, http://medieval-europe-paris-2007.univ-paris1.fr;
78. R. CEVASCO, C. MOLINARI, Microanalysis in Woodland Historical Ecology. Evidences of past leaf fodder production in NW Apennines (Italy), Embryo Publications, Athens, in stampa
79. e D. MORENO ET AL., Environmental archaeology and vegetation fires: studies in a Mediterranean mountain chain (NW Apennines), table ronde Feux de végétation actuels et passés, Besançon 28-29 January 2008, http://chrono-eco.univ-fcomte.fr. In entrambe queste due occasioni di discussione tra ecologi e paleoecologi non è casuale che il ruolo scientifico della geografia sia stato centrale o comunque rivendicato.
80. C. GINZBURG, Spie. Radia di un paradigma indiziario, in A. GARGANI (a cura di), Crisi della ragione, Torino 1979.
81. Lo sviluppo dell'alta definizione in paleoecologia è legata allo sviluppo dell'archeologia nordeuropea, si veda ad esempio M.J. GAILLARD, H.J.B. BIRKS, U. EMANUELSSON, L. LAGERÅS, D. OLAUSSON, 1994, Application of modern pollen/land use relationships to the interpretation of pollen diagrams-reconstructions of land-use history in south Sweden, 3000-0 BP, in «Review of Paleobotany and Palynology», 82 (1994), pp. 47-73;
82. K.L. HJELLE, Use of modern pollen samples and estimated pollen representation factors as aids in the interpretation of cultural activity in local pollen diagrams, in «Norwegian Archaeological Review», 32 (1999), pp. 19-39. Su questi temi sono in corso tesi presso la scuola di dottorato in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale dell'Università di Genova.
83. Si rimanda al numero 86 di «Quaderni storici», 1994, pp. 511-575;
84. recenti riflessioni in O. RAGGIO, Microhistorical approaches to the history of Liguria: from microanalysis to local history. Edoardo Grendi's achievements, in Ligurian Landscapes cit., pp. 97-103.
85. Si vedano le osservazioni in GRENDI, Storia locale e storia delle comunità cit.
86. Un esercizio non ovvio, visto che l'identità dell'oggetto non contribuisce automaticamente ad instaurare un fruttuoso dialogo tra differenti discipline. Lo nota anche C. WICKHAM, Edoardo Grendi e la cultura materiale, in «Quaderni storici», 110 (2002), pp. 323-31.
87. Sul tema delle risorse (in particolare quelle boschive) ed il loro legame con le pratiche confinarie vedi M. AMBROSOLI, F. BIANCO (a cura di), Comunità e questioni di confini in Italia Settentrionale (XVI-XIX sec.), Milano 2007.
88. Un percorso che Bruno Vecchio in ID., Il ruolo della geografia storica nella geografia contemporanea, in Mondus Novus cit., pp. 289-302 sembra suggerire esplicitamente al geografo odierno (verso l'analisi del legame tra materialità del paesaggio e strutture sociali). La proposta di chi scrive è che ciò avvenga appunto ad una scala ad alta definizione.
89. Proprio puntando il fuoco dell'analisi sul rapporto tra la mappa e il suo contenuto (le risorse), Diego Moreno individuava già alcuni anni fa un antidoto alla prospettiva della geografia culturale di ricondurre l'analisi della cartografia ad una lettura «testuale»: cfr. D. MORENO, Une source pour l'histoire et l'archéologie des ressources végétales (les cartes topographiques de la montagne ligure (Italie), in C. BOUSQUET-BRESSOLIER (a cura di), L'œil du cartographe et la représentation géographique du Moyen Age à nos jours, Paris 1995, pp. 175-97 (ne è in corso di pubblicazione una traduzione italiana con aggiornamenti in «L'Universo»).
90. E. GRENDI, Cartografia e disegno locale. La coscienza sociale dello spazio, in ID., Lettere orbe. Anonimato e poteri nel Seicento genovese, Palermo 1989, pp. 135-62;
91. RAGGIO, Immagini e verità cit.
92. I possedimenti comprendevano nel XVIII secolo i feudi di Torriglia, Santo Stefano, Carrega, Ottone, Garbagna (con Grondona e Vargo), Cabella (con Fontanarossa, ceduto nel 1633 e poi riacquisito alla fine del Settecento), Gremiasco: ogni feudo includeva alcune terre di pertinenza. I documenti cui si farà riferimento sono conservati in Archivio Doria-Pamphilj, Roma (d'ora in poi ADP), compreso il fondo mappe e disegni, Antico Archivio Genovese (AAG). Più in generale, su queste zone cfr. A. SISTO, I feudi imperiali del Tortonese (sec. XI-XIX), Torino 1956.
93. Il ciclo dell'alnocoltura è già stato presentato in S. BERTOLOTTO e R. CEVASCO, Fonti osservazionali e fonti testuali: le «Consegne dei Boschi» e il sistema dell'«Alnocoltura» nell'Appennino Ligure Orientale (1822), in «Quaderni storici», 103 (2000), pp. 87-108.
94. Per un aggiornamento cfr. CEVASCO, Memoria verde cit., pp. 178-87. Sulla figura del Fossa, si veda infra.
95. Da questo punto di vista sono in corso analisi delle stesse mappe in relazione all'archeologia ambientale degli insediamenti (un primo esercizio in R. CEVASCO, D. MORENO, A.M. STAGNO, Géographie historique et archéologie environnementale des bâtiments ruraux: quelques notes de terrain sur l'habitat animal dans un site des Apennins Ligures (Nord-Ouest de l'Italie) du XVII au XX siècle, in J.R. TROCHET (a cura di), Maisons paysannes en Europe occidentale XV-XXI siècles, Paris 2008). Il lavoro è coordinato, per la produzione delle fonti sedimentarie, da Carlo Montanari e comprende ricerche di palinologia e microantracologia (M.A. Guido, B.I. Menozzi, C. Molinari), e geologia applicata (A. Cevasco).
96. Fonti successive testimoniano ancora la diffusione delle pratiche del ronco negli ontaneti a fine Ottocento nel comune di S. Stefano d'Aveto: cfr. Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola, vol. X, fascicolo 1, Roma 1883; ma si veda anche la deroga concessa nel 1896 dal Comitato Forestale di Genova ai proprietari di S. Stefano d'Aveto per il «dissodamento negli ontaneti». Interessante notare che, apparentemente, i naturalisti che dopo il 1920 descrivono la copertura vegetale di questa valle non riconoscono più il sistema colturale.
97. R. CEVASCO, The environmental heritage of a past cultural landscape: the alderwoods (Alnus incana Moench) in the upper Aveto Valley (NW Apennines) in M. ARMIERO, M. HALL (eds.), Sistine Wilderness: Looking for Nature in Modern Italy, Ohio University Press, in corso di stampa. I lavori sugli ontani della val d'Aveto dimostrano quanto anche le inchieste etnobotaniche con informatori locali potrebbero giovarsi della costruzione di una rete di fonti. Il dialetto attuale conserva ed usa categorie linguistiche come il domestico che non corrispondono al significato che in italiano si dà al termine. Anche al cosiddetto «dato» etnobotanico si deve restituire il valore di fonte storica.
98. Esercizi di lettura su alcune tra le molte altre mappe del Fossa conservate in ADP, AAG, sono in V. TIGRINO, Giurisdizione e transiti nel '700. I feudi imperiali tra il Genovesato e la pianura Padana, in M. CAVALLERA (a cura di), Lungo le antiche strade. Vie d'acqua e di terra tra Stati, giurisdizioni e confini nella cartografia dell'età moderna. Genova, Stati Sabaudi, Feudi Imperiali, Stati Farnesiani, Monferrato, Stato di Milano, Busto Arsizio 2007, pp. 46-94. Ulteriori produzioni grafiche e cartografiche di Marc'Antonio Fossa sono conservate in Archivio di Stato di Parma. Cfr. CEVASCO, Memoria verde cit.
99. Non a caso compilazioni analoghe sono diffuse un po' in tutti i feudi limitrofi, ed esiste un dialogo aperto tra gli amministratori, anche di feudatari diversi, sulla maniera in cui affrontare tali problemi. Cfr. ad es. ADR sc. 78, n.2; non è d'altronde raro che le carriere siano incrociate. R. SAVELLI, Repertorio degli statuti della Liguria (secc. XII-XVIII), Genova, 2003, segnala nella zona produzione analoga nei feudi della famiglia Fieschi («Consuetudini enfiteotico-feudali» di Savignone, del 1740 e di Croce-l'attuale Crocefieschi -,del 1733), e un altro esempio nella vicina Cabella Ligure (il censimento è però limitato al territorio dell'attuale regione Liguria ed alle fonti statutarie, ed è quindi da supporre che esistano altre redazioni ad oggi non note). È ovvio che il processo di trascrizione delle consuetudini sia funzionale ad un loro controllo.
100. Cfr. R. GARRÉ, Consuetudo. Das Gewohnheitsrecht in der Rechtsquellen- und Methodenlehre des späten ius commune in Italien (16.-18. Jahrhundert), Frankfurt am Main, 2005, che suggerisce tra l'altro l'affondo analitico per misurare le prospettive che emergono dalle implicazioni politico-istituzionali (e che lamenta la scarsa attenzione di cui sono oggetto per il periodo dell'età moderna).
101. ADP, sc. 71, b. 88. In sc. 71, b. 34, «Tortiglia e sua giurisdizione. Beni enfiteutici. Vendite, passaggi e devoluzioni relative, 1577-1673». L'importanza di identificare in maniera topografica l'azione delle istituzioni, deriva dall'idea che sia in questo modo che esse «costruiscono» il loro territorio (che dunque non è dato e la loro stessa legittimità): la proposta di utilizzate l'approccio microstorico specificamente per una nuova storia delle istituzioni è stato argomento recente del Seminario Permanente di Storia Locale di Genova (2006-2007, «Istituzioni e storia locale»). Si veda L. GIANA, Istituzioni giuridiche nella Repubblica di Genova nel XVII secolo, in Uno spazio storico cit., pp. 215-25.
102. O. RAGGIO, Norme e pratiche. Gli statuti campestri come fonti per una storia locale, in «Quaderni storici», 88 (1995), pp. 155-94, in cui si propone una lettura densa di fonti giuridiche (gli statuti in questo caso), per la ricostruzione di pratiche locali di sfruttamento delle risorse (un saggio che nasce dall'esperienza del Seminario di Storia Locale genovese).
103. e ID., Giurisdizione e transiti nel '700 cit.
104. Su una zona contigua si vedano le osservazioni di O. RAGGIO, Faide e parentele. Lo stato genovese visto dalla Fontanabuona, Torino 1989.
105. Nel corso dell'Ottocento rimasero infatti a lungo questioni sospese ad animare i ricorsi giudiziari degli ex-feudatari, delle comunità e dei particolari. Si tratta di dinamiche che andrebbero indagate per le connessioni locali che ebbero, in particolare rispetto proprio alla natura storica dei diritti di proprietà fondiaria. Il caso dei Doria-Pamphilj è illustrato in A. SISTO, Dei feudi imperiali della famiglia Doria Pamphilj Landi durante il periodo napoleonico e la Restaurazione, in «Bollettino storico bibliografico subalpino», XLII (1940), pp. 190-220. Si veda ad esempio in ADP. sc. 93, b. 25.
106. Si vedano le osservazioni in tal senso di RAGGIO, Immagini e verità cit.
107. e ID., Annotazione su boschi, giurisdizioni e risorse, in Comunità e questioni di confine cit., pp. 72-82.
108. Tale è stato il ruolo dell'ecologia storica nella recente ricerca nazionale PRIN (2005-2007), coordinata da Alberto Magnaghi, su «Il Parco agricolo: un nuovo strumento di pianificazione territoriale degli spazi aperti». Cfr. la presentazione dello stesso Magnaghi in CEVASCO, Memoria verde cit.
109. D. MORENO, Storia del paesaggio agrario e «patrimonio rurale» europeo: materiali per una discussione, in «Annali Istituto "Alcide Cervi"», 19 (1997), pp. 163-73;
110. CEVASCO, Nuove risorse per la geografia del turismo rurale, cit. Su questi temi si è dibattuto recentemente al seminario su Geografia e (eco) musei organizzato da M.L. Sturani presso l'Università degli Studi di Torino (16 novembre 2007).